No Body è un progetto della designer Minna Palmqvist, un progetto che prende vita in seguito ad una serie di video improntati sullo stesso tema controverso, sviluppati nel 2007 durante un master alla prestigiosa Konstfack College of Art, Craft and Design di Stoccolma.
Il concetto dell’esperimento nasce dall’idea complicata che abbiamo del corpo femminile, dal suo continuo evolversi negli anni, come la storia della moda ci ricorda e dall’idea socialmente accettata che essa ci propone in contrapposizione ai corpi reali e carnosi in cui viviamo.
La Palmqvist ha la felice intuizione di partire con uno degli oggetti sartoriali più comuni e indispensabili, il manichino o busto sartoriale, e trasformarlo in cinque differenti trasposizioni del concetto stesso.
In seguito al lancio del suo brand la designer li ha poi utilizzati come basi per lo sviluppo delle sue collezioni.
The Project Intimately Social – NO BODY PT.1
The Collapse accompagnato dal video/installazione Intimately Social 5.10 di un mezzo busto scolpito nel burro e del suo deterioramento.
Out of Control accompagnato dal video/installazione Intimately Social 4.09 di corpi amorfi creati da una serie di palloncini che scoppiano trasfigurando le forme in una serie di cicli continui.
Never Ending e The Impossible rappresentano due diverse scomposizioni del mezzo busto e delle sue regioni corporee.
Nello specifico Never Ending è sviluppato come un puzzle di 24 pezzi sia maschili che femminili; la possibilità di combinarli insieme senza mai poter arrivare alla forma giusta, rappresenta l’inutilità che sta nella ricerca della perfezione, e nel contempo ci interroga su chi ha il diritto di dare definizione al corpo femminile e maschile.
Mentre The Impossible comprende in se due tra i maggiori ideali contemporanei del corpo femminile, la clessidra e il body skinny delle modelle da passerella, e denuncia questa condizione impossibile nella quale il corpo femminile è scandito dalle regole della moda dettate di stagione in stagione.
Trying So Hard è il quinto busto, strizzato in una biancheria ridotta all’osso.
I 5 busti sono stati realizzati in collaborazione con la scultrice Moa Anderson anche lei laureata alla Konstfack, la tappezziere Mirjam Nurminiemi e la carpentiera Johanna Metsalo.
Sono stati impiegati strati e strati di cartapesta e infine ognuno è stato ricoperto a mano con del cotone come un qualsiasi busto sartoriale.