Wilder Mann – L’Uomo Selvaggio 2nd Chapter

Riporterò di seguito alcuni trafiletti della prefazione brillantemente scritta, a mio parere si intende, da Robert McLiam Wilson nella prefazione del libro Wilder Mann di Mr Freger.

Un fiume di dati, un network planetario.
Collegato, isolato: mi sento nello stesso momento disconnesso e troppo connesso. Ho l’impressione di abitare in una fabbrica, reale e virtuale – una fabbrica alimentare, sanitaria, morale, filosofica. Ci sono troppe cose da leggere e troppe sono stupide o ingannevoli. Troppe cose da guardare, e troppe sono mediocri e spregevoli.
Non so più se sono io il consumatore o colui che viene consumato.
E’ come se qualcuno avesse industrializzato il mio spirito.

In questa ricerca, corre, come un filo oscuro e brillante, la figura dell’uomo selvaggio, del wilder mann. Emblema dell’alterità, questo vero outsider fa parte della nostra coscienza da quando abbiamo, per la prima volta, costituito gruppi nomadi e comunità agricole sedentarie. Indubbiamente persino prima. E’ quasi un mito fondatore. Per far si che esista un noi, ci vuole un non noi. E’ questo un elemento costitutivo della nostra comprensione di noi stessi. Dobbiamo definire chi siamo definendo per prima cosa chi non siamo. Siamo Uomo saggio perchè non siamo Uomo selvaggio. Sappiamo di che cosa ci possiamo fidare perchè sappiamo di cosa abbiamo paura. Ci sentiamo esclusi grazie a chi è escluso.

La fusione tra l’uomo selvaggio e il bogieman

Senza mai sparire, la figura dell’uomo selvaggio ha spesso, e radicalmente, cambiato tonalità e personalità. Ora nero emblema dell’atavismo e della paura, ora grottesco vagamente comico o ancora simbolico di licenza sessuale e comportamentale. Araldo di primavera o d’inverno, uomo di paglia da uccidere o da festeggiare.
L’epoca moderna ha rigurgitato i propri sostituti dell’uomo selvaggio, sono i capri espiatori e le pecore nere. La maniera spettacolarmente nevrotica con la quale gli Americani hanno iper-reagito di fronte a Charles Manson, trova qui la sua spiegazione.
Perchè, chi era d’altro questo personaggio allo stesso tempo patetico e scomodo? Questo orribile aborto, ignobile, ignaro, capace, a dispetto di tutto, di sedurre e manipolare gli altri? Questo individuo ridicolo, il cui narcisismo senza limiti e la falsa affettazione, seducono e ripugnano nello stesso momento? Questo sociopatico scervellato che, proiettato in prima fila sulla scena, dal decennio più idiota del XX secolo, amava festeggiare la sua vittoria mediatica facendo sanguinare a caso e senza motivo le sue vittime?
Chi era d’altro se non la fusione dell’uomo selvaggio e del bogieman? Se non una cosa da mettere alla gogna e bruciare in modo da poter noi purgarci delle nostre paure comuni degli intimi atavismi?
Oggi se ne conta almeno uno all’anno, un pò dappertutto nel mondo.
Robert McLiam Wilson

Le Tradizioni Mascherate in Europa

L’Uomo selvaggio, Wilder Mann, è, secondo la leggenda, il frutto dell’unione tra un orso e una donna. Per la sua appartenenza a due mondi diversi di cui conosce gli arcani, questo essere mitico è considerato un superuomo, destinato alle più alte cariche di potere.
Nel Medioevo, in effetti, numerose famiglie autorevoli si sceglievano come antenato una di queste leggendarie creature ibride.

L’Uomo selvaggio indossa il più delle volte un costume realizzato con materiali naturali o pelli di animali; il viso è reso irriconoscibile da una maschera che lo ricopre integralmente o da un trucco nero. Completano il suo abbigliamento un accessorio – un bastone, una clava o altro – e una o più campane. Queste ultime scandiscono i suoi passi, sottolineando ciascuno dei movimenti con un rintocco sonoro; il loro peso, che può raggiungere i 40 chili, sottolinea la virilità e la forza del personaggio. Le campane, come pure i materiali vegetali e animali di cui è fatto il costume, sottolineano il legame dell’Uomo selvaggio con il mondo naturale; la posizione eretta e la danza che compie, tuttavia, lo collegano anche alla sfera culturale, dal momento che il vestito di pelli rimanda a quello del pastore.

Tanto il costume quanto il ruolo che l’Uomo selvaggio svolge nelle tradizioni mascherate presentano dunque una certa ambiguità. Potendo bastare a se stesso, il Selvaggio viene spesso subordinato ad altri personaggi, più umani ancorché altrettanto ibridi. Egli incarna il complesso rapporto di amore e odio che lega l’uomo all’ambiente.
p.243 del libro Wilder Mann di Charles Fréger

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